4-L’ESPRESSIONISMO E LA DODECAFONIA

L’ESPRESSIONISMO

L’Espressionismo è una tendenza artistica che si diffonde in tutta l’Europa nei primi decenni del Novecento, a partire dall’Austria e dalla Germania. Essa raggiunge la massima importanza durante la prima guerra mondiale, quando denuncia le angosce, le paure e il disagio politico-sociale dell’esistenza contemporanea attraverso opere di grande intensità emotiva.

Tale tendenza, come dice la parola stessa, ricerca l’espressione esasperata e soggettiva delle angosce della società contemporanea e si propone di materializzare in forme artistiche, pittoriche, musicali e letterarie le sensazioni e le esperienze più profonde dell’animo umano, comprese quelle inconsce e quelle irrazionali rifiutando l’apparenza e la “normalità”. In musica tutto ciò significa distruggere le “normali” regole della grammatica: tonalità, modo, armonia, costruzione formale, ritmo regolare ecc.

Da questa distruzione nascono nuove forme e generi, che sinteticamente possiamo così riassumere:

  • Il genere atonale (senza tonalità): non esiste più il concetto di “tonica”, cioè di tonalità e alterazioni in chiave;
  • Il genere politonale (con molte tonalità) una stessa composizione può essere costruita contemporaneamente in due o più tonalità diverse: l’accompagnamento armonico, ad esempio, può essere in una tonalità diversa da quella della melodia;
  • Il genere puntillista (dal francese Pointiller = punteggiare): i suoni vengono usati senza alcun senso di continuità melodica come eventi sonori staccati e tra loro slegati;
  • Il genere dodecafonico (dodecafonia = 12 suoni) o seriale: è il genere più importante secondo il quale la composizione si svolge toccando tutta una serie di 12 semitoni cromatici ordinati secondo criteri diversi.

Il primo che avverte l’impossibilità di usare ancora vecchie regole della musica è il compositore austriaco Arnold Schomberg. Egli, nel ricercare un modo di esprimersi più libero ed “espressivo”, arriva a distruggere il concetto di “tonalità” e a dar vita a un nuovo sistema atonale e dodecafonico.

Sviluppa queste nuove idee nelle lezioni che tiene a Vienna, nella sua città natale, fra il 1903 e il 1911 nella cosiddetta Seconda scuola di Vienna (per distinguerla dalla prima, quella settecentesca di Haydn, Mozart e Beethoven) che fondò nel 1904.

Dal lavoro di Schomberg e da quello dei suoi allievi Webern e Berg nasce quindi la dodecafonia, un genere che acquista subito importanza internazionale. Webern, in particolare, arriva alla totale frantumazione dell’idea musicale tra i vari strumenti dando vita al cosiddetto “puntillismo”.

La fama di Schonberg è legata soprattutto alla musica, ma il compositore fu anche pittore. Conserviamo 361 quadri che rivelano il grande talento artistico del musicista.

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LA MUSICA DODECAFONICA O SERIALE

Alla base di ogni composizione dodecafonica Schomberg pone il principio di assoluta equivalenza dei dodici semitoni che compongono la scala cromatica.

In questo insieme di suoni, detto serie, non esistono suoni più importanti attorno ai quali gravitano altri suoni della scala meno importanti. Non esiste nessuna distinzione tra suono con carattere di movimento e suono con carattere di riposo (tonica), così come non esiste differenza tra accordo dissonante (cioè “che suona male, stonato”) e accordo consonante (cioè “giusto, intonato”).

La serie, o melodia dodecafonica, si basa su norme precise:

  • Si devono utilizzare tutti i dodici suoni della scala cromatica in qualunque successione si preferisca disporli (con essi si possono ottenere fino a 479.003.600 serie diverse);
  • Si deve evitare la ripetizione di un suono precedentemente usato fino a che l’intera serie di dodici suoni non sia stata esaurita, al fine di impedire che uno di essi acquisti, con la ripetizione, un maggior peso e una predominanza sugli altri;
  • Una volta fissata la serie, i suoni si possono utilizzare sia orizzontalmente (per la melodia) sia verticalmente (per l’armonia).
  • Fissata la sequenza di partenza detta serie originale(O) si può ottenere: la serie inversa (I) invertendo tutti gli intervalli (l’intervallo ascendente               diventa discendente e viceversa); la serie retrogra­da (R), dalla dodicesima nota a ritroso fino alla prima; la serie retrograda inversa (RI), invertendo gli intervalli del retrogrado (fig. l ).

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ASCOLTA: Schönberg – Fünf Klavierstücke, Op.23 – 5. Waltzer