Le forme aggregative sono quelle strutture modificabili nelle quali troviamo una semplice aggregazione, una successione di brani diversi, ciascuno dei quali è composizione a sé stante eseguibile anche da sola.
Il compositore romantico Robert Schumann, ad esempio, amava comporre dei brevi pezzi per pianoforte totalmente diversi l’uno dall’altro che riuniva sotto titoli fantasiosi e poetici: “Scene infantili”, “Scene dal bosco”, “Carnaval”, “Papillon” ecc., dei quali magari uno è più conosciuto ed eseguito di altri, come ad esempio Sogno da Scene infantili o il primo brano di Papillons.
LA SUITE MUSICALE
La forma aggregativa più usata a partire dall’Ottocento è senz’altro la Suite (dal francese suite “seguito, successione”), che è una raccolta, una successione di pezzi musicali diversi con una medesima destinazione o un filo logico che li unisce; può essere paragonata a una serie di racconti dello stesso autore riuniti sotto un solo titolo.
La Suite di questo tipo riunisce generalmente i brani più celebri tratti da opere musicali molto lunghe, ad esempio Opere liriche, musiche di scena e balletti, e si definisce moderna per distinguerla da quella classica, usata soprattutto nel periodo barocco per riunire danze antiche di diversi stili e andamenti.
Esempi:
Nella Suites Op. 46 n.1 sono Raccolti quattro brani che portano i titoli seguenti: