7-LE ORIGINI DEL JAZZ

LA MUSICA AFRO-AMERICANA

La musica jazz è nata negli Stati Uniti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e trae origine dalle caratteristiche di quella nazione. Nel corso del Seicento e Settecento, infatti, i proprietari terrieri di origine europea importarono dall’Africa centinaia di migliaia di schiavi: la popolazione africana, povera, sfruttata e priva di diritti, trovò nella musica la possibilità di esprimere i propri sentimenti, ma anche la protesta e la voglia di vivere di chi voleva dare un’impronta originale alla cultura del paese in cui era costretta a vivere.

Dall’incontro tra la musica popolare europea e le tradizioni africane nacquero una serie di forme musicali note come “musica afro-americana”. A poco a poco esse incontrarono l’apprezzamento sia dei neri sia dei bianchi e divennero patrimonio comune della cultura americana.

 LE FORME PRE-JAZZISTICHE

Il jazz è derivato dalla fusione tra la musica inventata spontaneamente dagli schiavi neri deportati dall’Africa (con i ritmi e i sound della terra d’origine) e i timbri di strumenti fatti di materiali recuperati o di strumenti tradizionali.

I CANTI DI LAVORO (work song)

Gli schiavi neri, catturati in Africa e portati soprattutto negli stati sudisti dell’America del Nord (Georgia, Louisiana, Virginia) erano costretti a lavorare tutto il giorno e senza alcun diritto civile. A loro era concessa soltanto la libertà di cantare: le lunghe ore di fatica nei campi di cotone erano tristemente ritmate dai canti di lavoro che intonavano insieme ricordando i ritmi della lontana terra africana.

Spesso erano incatenati fra loro, specialmente quando dovevano lavorare per costruire strade ferrate, per cui questi canti, oltre ad avere una funzione liberatoria e di sfogo, servivano a segnare il ritmo per fare tutti contemporaneamente gli stessi movimenti.

Questi canti di lavori, o work song, si possono differenziare in base alla situazione lavorativa in cui gli schiavi si trovavano:

  • Canto di piantagione – eseguito durante il lavoro nelle piantagioni;
  • Canto delle catene – eseguito durante la costruzione di strade ferrate e con le catene ai piedi.

 THIS OLD HAMMER  (video)

I canti erano quasi sempre improvvisati, cioè inventati al momento, e il più delle volte erano eseguiti in forma responsoriale, cioè una persona iniziava una frase musicale e gli altri rispondevano con altre frasi, come nel canto di lavoro This Old Hammer.

Spartito per cantare:THIS_OLD_HAMMER work song  –  base per cantare

I GOSPEL SONG

 I gospel song (da God’s spell = parola di Dio) sono canti ispirati alla Bibbia che i neri cantavano durante le funzioni religiose.

Solo i pastori protestanti infatti trattavano con un po’ di umanità questi schiavi e, nella speranza di convertirli, permettevano loro di entrare in chiesa per assistere a particolari funzioni religiose, celebrate a parte, e lasciavano che cantassero i canti dei bianchi a modo loro.

GLI SPIRITUAL

Ma la spiritualità della gente di colore non si esprimeva solo nei momenti di celebrazione che si svolgevano nelle chiese. Di sera, quando potevano, i neri si riunivano nell’aia per cantare tutti insieme melodie lente e malinconiche, sommesse e discrete, cantavano piano per non disturbare il sonno dei “padroni”. Da queste melodie improvvisate nacquero gli spiritual, canti spirituali che parlavano delle loro sofferenze e del gran desiderio di “tornare a casa”, cioè di sfuggire a quella terribile condizione di miseria e di schiavitù anche a costo di morire.

Le caratteristiche musicali degli spiritual sono:

  • Forma responsoriale (una persona intonava una frase e gli altri continuvano rispondendo);
  • Frequente ripetizione delle frasi con piccoli cambiamenti (variazioni);
  • Accompagnamento ritmico fatto solo con il battito delle mani, dei piedi e da movimenti del corpo (i pastori protestanti avevano proibito agli schiavi l’uso di strumenti a percussione perché ricordavano troppo i riti pagani che praticavano in Africa)

Per cantare OH_WHEN_THE_SAINTS (Spiritual) spartito video di Luis Armstrong

Questo brano famoso della cultura Jazz veniva suonato e cantato al termine dei funerali come “inno di liberazione” che avrebbe permesso al “povero negro”, dopo la morte, di poter “sfilare in parata con i santi” nel paradiso.

IL BLUES

 Il blues è una fondamentale espressione della musica nera che iniziò a diffondersi nella seconda metà dell’Ottocento e che ebbe in seguito una grandissima popolarità;

è essenzialmente un canto dal ritmo particolare che esprime quasi sempre uno stato d’animo malinconico (blue in inglese ha anche il significato di “malinconia”).

Mentre lo spiritual è l’espressione dolorosa di un popolo che, aggrappandosi alla religione, cerca conforto e speranza in un domani migliore cantando in coro, nel blues invece è l’uomo singolo che parla delle sue sofferenze e della sua misera condizione di emarginato, riuscendo a volte anche a fare dell’ironia sulla sua sorte.

Le caratteristiche musicali del blues sono:

  • Le parole sono ripetute più volte e spezzate da lunghe pause (break), per sottolineare i fatti narrati e per darsi il tempo di inventare nuove frasi (improvvisazione);
  • Generalmente è formato da tre frasi musicali, di cui le prime due uguali, per un totale di 12 battute;
  • Il ritmo è sincopato, ovvero compare frequentemente la figurazione ritmica della sincope;
  • La melodia è costruita sulla scala blues, ovvero su una successione di suoni che non sono disposti né in modo maggiore né in modo minore, ma con il terzo e settimo grado abbassati di un semitono rispetto alla scala maggiore. L’abbassamento di queste due note, le note blues, conferisce all’insieme melodico un carattere di incertezza e di instabilità, nonché di tristezza.

LA NASCITA E LA DIFFUSIONE

La storia del jazz vero e proprio inizia nel momento in cui i neri hanno la possibilità di usare vecchi strumenti scartati dai bianchi: pianoforti scordati, vecchie trombe e tutti quelli che, dopo la fine della guerra civile (1865), non servivano più all’esercito.

Nessuno insegnò loro come suonarli ed essi impararono da soli. Non sapendo né leggere né scrivere musica, suonavano a orecchio e improvvisavano; usavano gli strumenti tradizionali in modo totalmente diverso, sperimentale (il pianoforte, per esempio, veniva usato dai neri quasi come uno strumento a percussione che serviva a portare il ritmo con gli accordi).

New Orleans, una città della Louisiana alla foce del Mississipi, fu il centro della sua nascita e del suo sviluppo, perché qui si riversarono moltissimi neri dopo aver abbandonato le piantagioni in seguito all’abolizione della schiavitù (nel 1865).

IL RAGTIME E LE JAZZ BAND

 Il ragtime (“tempo strappato, spezzato) fu la prima importante forma strumentale del jazz che tentava di riprodurre quel suono rauco e dirty (“sporco”) tipico dell’espressione vocale degli spiritual e dei blues. Le sue caratteristiche sono:

  • Andamento veloce, molto ritmato e sincopato,
  • Presenza costante del pianoforte e con funzione ritmica;
  • Improvvisazione

Il ragtime si affermò alla fine dell’Ottocento grazie a un pianista di colore che incideva le sue composizioni sui rulli perforati delle pianole automatiche: il suo nome era Scott Joplin (1868-1917). Il primo musicista nero che imparò a leggere e a scrivere la musica.

Le prime orchestre jazz, o meglio jazz band, erano formate da una sezione di strumenti melodici (tromba, cornetta e trombone) e una sezione ritmica (pianoforte, batteria, chitarra o banjo). Nei quartieri si organizzavano anche bande marcianti, cioè marching bands, che avevano in repertorio ragtime, blues e musiche da ballo.

I musicisti neri venivano chiamati dovunque fosse richiesta musica. Ma a New Orleans, nei quartieri di baracche dove abitavano, trovavano ospitalità anche uomini bianchi senza lavoro che, pur di guardare qualcosa, non disdegnavano di far parte di qualche “band” della gente nera. Anche se la gente “bene” continuava a considerare i neri come esseri inferiori, in queste orchestre improvvisate non vi erano barriere sociali e la passione per la musica accomunava poveri emarginati bianchi o neri.

Quando cominciarono a formarsi delle orchestre jazz di soli bianchi, nacque lo stile Dixieland, letteralmente “jazz della terra di Dixie”, ovvero del sud, che poi rimarrà a indicare il jazz tradizionale suonato dai bianchi. La prima orchestra Dixieland si formò nel 1913.

LO “STILE CHICAGO”

Lo stile Chicago è il diverso modo di suonare di quei musicisti neri che, in cerca di lavoro durante il periodo della crisi (attorno al 1929), si erano spostati da New Orleans verso il nord (precisamente a Chicago, sul lago Michigan) e qui avevano dovuto adattare la loro musica a una società più esigente e più frivola. Qui si formarono piccoli gruppi strumentali, da cinque a sette esecutori, e il jazz diventò più allegro e ballabile per assecondare la voglia di divertirsi degli americani.

Il massimo rappresentante di questo nuovo modo di suonare fu Luis Armstrong, che diventò più famoso in tutto il mondo con il soprannome di “Satchmo”.

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